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Così sono cominciati i lavori nell'autunno del 2014.....

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Così stanno proseguendo nell'autunno 2015.....

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.... e diventerà una meraviglia grazie anche a voi!

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Senso della vita che si rivela

 

Diversamente animaliamici per sempre 2

Behaviors00281040x600 Lilli

Shamu l'orca amica

Le grandi orche bianche e nere conquistano gli spettatori grazie a mole, maestosità e colori mozzafiato. Insomma, l’orca è la mascotte di SeaWorld e la star dello spettacolo. Però, finito lo show, se ne vanno tutti a casa, e nessuno si chiede cosa succede quando l’arena si chiude e le luci si abbassano. Del resto, gli animali sembrano contenti di esibirsi per i loro spettatori, ma lo sono davvero? Dopo la realizzazione del documentario Blackfish, che indaga la vita delle orche in cattività, molte persone hanno iniziato a porsi proprio questa domanda.   

Le orche presenti in natura costituiscono uno spettacolo meraviglioso: si muovono in branchi, nuotano ed emergono in sincrono; la pinna dorsale dei maschi svetta sull’acqua e sembra tagliarla creando delle scie. Le orche sono i superpredatori dell’oceano. Nemmeno i leggendari squali bianchi possono tener loro testa. Sono i mammiferi più diffusi dopo gli umani e possono percorrere fino a 161 chilometri al giorno. Esistono tre principali ecotipi di orche o balene: transienti, residenti e offshore. Le transienti si muovono in piccoli gruppi e si nutrono di mammiferi come foche, leoni marini, focene e delfini. Si spostano di rado e tendono a cacciare in silenzio. Le residenti sono molto socievoli, trascorrono tutta la vita in nuclei familiari più grandi e si nutrono prevalentemente di salmone. Quando si spostano, i loro movimenti sono più prevedibili. Per quanto riguarda le offshore, non abbiamo a disposizione molte informazioni, se non che si spostano in gruppi di 25 o più esemplari e solitamente si nutrono del lemargo del Pacifico. Questi tre ecotipi hanno un patrimonio genetico leggermente diverso, emettono suoni articolati diversi e non comunicano né si aggregano. 

Le orche vivono all’incirca quanto l’uomo. Secondo l’articolo  Killer Controversy (Rose, 2011), la durata media della vita di questi animali oscilla tra i 30 e i 50 anni per gli esemplari maschi e si aggira sui 50 per le femmine, con alcune eccezioni che arrivano a vivere 80 e 90 anni! Secondo le ricerche condotte dal Center for Whale Research (Centro di Ricerca sulle Balene), un’orca femmina appartenente alla comunità di orche residenti Southern Resident Killer Whales e di nome ‘Granny’,  avrebbe 102 anni! Le femmine raggiungono la maturità sessuale tra i 14 e i 15 anni, come gli esseri umani, e anche loro vanno in menopausa. Gli esemplari maschi stanno con le madri per tutta la vita ed è la femmina più anziana del branco a decidere chi deve accoppiarsi quando è arrivato il momento. Le orche sono estremamente intelligenti, hanno un’elevata capacità di adattamento e comprensione di situazioni diverse. Proprio queste qualità hanno spinto l’uomo a tenerle in cattività. La prima orca mai catturata e fatta esibire in pubblico fu Namu; la data della cattura risale al 1965.  Quando si scoprì che gli esseri umani potevano interagire con questi animali e instaurare un rapporto con loro, ebbe inizio un nuovo giro d’affari. Nel corso degli ultimi decenni sono state catturate dozzine di orche per SeaWorld e altri parchi acquatici. In particolare, una cattura tenutasi nel 1970 a Penn Cove (Washington), coinvolse 80 esemplari.  L’ultima sopravvissuta di quella cattura, Lolita, si trova al SeaQuarium di Miami e si esibisce ancora tutti i giorni. Le orche residenti della comunità Southern Resident Killer Whales devono tuttora fare i conti con i problemi causati da quelle catture. Il processo di cattura è violento e implica l’utilizzo di bombe, aeroplani, motoscafi e reti. Molte orche non sopravvivono.  

La cattività è molto stressante sia per le orche catturate in natura sia per quelle nate in questa condizione. Le orche che vivono libere non hanno mai ferito gravemente degli esseri umani. In cattività la loro aspettativa di vita diminuisce sensibilmente rispetto alle orche che vivono in libertà: si parla, infatti, di 20 anni di vita media. Le uniche orche che vivono più a lungo di 20 anni in cattività, sono quelle che sono state catturate nel loro habitat naturale e poi portate nei parchi. Il 100% degli esemplari che vivono in cattività è soggetto all’abbassamento  della pinna dorsale o a una modificazione che la rende più molle, e questo costituisce uno dei maggiori handicap per gli animali che vivono in tale condizione. Questo problema tocca meno dell’1% della popolazione presente in natura, e gli esemplari che ne sono colpiti sono malati o presentano una deformità. Si ritiene che tale problema possa essere dovuto alla mancanza di pressione, all’assenza di flusso o alla ridotta profondità dell’acqua, fattori che impedirebbero alla pinna di restare dritta.

L’articolo Killer Controversy di Naomi Rose, mette inoltre in evidenza che le orche vissute in cattività non sono animali sani da un punto di vista fisico. A molte di loro vengono somministrati medicinali per depressione, ulcere e altre malattie. Molte orche, a causa della vita noiosa che conducono, si scorticano grattando i denti sulla pelle degli altri esemplari e masticano le sbarre e i pezzi di cemento delle celle, rischiando di danneggiarsi denti. Per rimediare, ogni giorno è necessario trapanare e levigare loro i denti, e quindi pulirli con una procedura che SeaWorld chiama “igiene dentale aggiuntiva”. Le orche finiscono anche con l’ingerire materiali dannosi quali pezzi di vernice o altre sostanze appartenenti all’habitat artificiale in cui vivono.    

La vita noiosa e l’incompatibilità con gli altri animali può portare ad aggressioni (Rose, 2011). Nel loro ambiente naturale, le orche vivono in reciproca armonia perché nascono in una struttura matriarcale e sanno quale ruolo appartiene loro. In cattività invece, accade che ecotipi diversi vengano fatti vivere nella stessa vasca. Essi si esprimono con linguaggi diversi e hanno comportamenti diversi. Le orche di SeaWorld vengono costantemente spostate di parco in parco, a seconda di quale compagnia ne ha bisogno. Questo comporta tensione crescente e in ultima istanza incidenti e vessazioni. Tutto ciò è causa di enorme stress per gli animali. SeaWorld e altri parchi allevano insieme ecotipi diversi e attualmente detengono vari ibridi (tra residenti e transienti), esemplari che non esistono in natura.    

Un altro fenomeno innaturale che avviene in cattività è l’allevamento e l’inseminazione artificiale di animali troppo giovani e non ancora pronti per avere dei piccoli. I parchi acquatici anticipano le gravidanze degli esemplari femminili di giovane età intorno ai nove anni, quando, come già accennato, l’età giusta per raggiungere la maturità sessuale è da collocarsi intorno ai 15 anni (orcahome.de)*. Questo fa sì che molti piccoli non vengano riconosciuti dalle madri, il che crea rapporti instabili all’interno del branco e aumenta il numero di cuccioli che devono essere allevati dall’uomo. Tilikum, la più grande orca vivente in cattività, è l’esemplare maschile più utilizzato per la riproduzione artificiale e vive attualmente presso il SeaWorld di Orlando. Al momento, più della metà delle orche appartenenti a SeaWorld discende da lui. Ciò comporta problemi di accoppiamento tra consanguinei all’interno della popolazione che vive in cattività. Continuare a far riprodurre le orche tra loro senza catturarne di nuove e mantenere allo stesso tempo una popolazione sana sta diventando sempre più difficile per i parchi di SeaWorld. Attualmente, in tutto il mondo ci sono 48 orche che vivono in cattività. Negli Stati Uniti la cattura di esemplari è illegale, tuttavia, il mese scorso in Russia sono state catturate otto orche, in seguito vendute a dei parchi acquatici. È stata anche salvata un’orca femmina di nome Morgan, con l’intento di riabilitarla e reinserirla in natura. Al momento si trova presso il Loro Parque, un parco acquatico affiliato a SeaWorld, che non ha nessuna intenzione di rilasciarla. Una volta che un’orca entra in un parco, è molto difficile ottenere che venga reinserita in natura, perché i parchi hanno bisogno di questi animali per i loro programmi di riproduzione.

Il documentario Blackfish sta mettendo sotto gli occhi di tutti il problema dell’allevamento delle orche in cattività. Il film è andato in onda più volte sulla CNN ed è possibile guardarlo in streaming su Netflix, il che permette a milioni di spettatori e celebrità di prendere parte al dibattito pubblico. La gente si sta facendo domande come “è etico o morale tenere animali che pesano più di due tonnellate dentro a delle vasche solo per il nostro divertimento?” “I vantaggi del vedere un’orca da vicino, ed eventualmente ispirare le persone a studiare l’oceano, valgono i rischi corsi dagli addestratori e dagli animali stessi?” I sostenitori della cattività pensano di sì. SeaWorld afferma che gli animali sono una fonte di ispirazione, che aiutano la diffusione di informazioni inerenti alla vita nell’oceano e che se non ci fossero delle orche in gabbia la gente non sarebbe interessata a loro al punto di fare qualcosa per gli esemplari che vivono in natura. E aggiungono che i loro animali “ricevono ottime cure e SeaWorld è una delle istituzioni zoologiche più autorevoli, ogni anno SeaWorld salva, riabilita e reinserisce nel loro habitat naturale centinaia di animali, e devolve milioni di dollari in favore della conservazione della biodiversità e della ricerca scientifica.” 
           
Nessuno discute sul fatto che SeaWorld faccia grandi cose per gli altri animali che ospita all’interno dei suoi parchi e che spenda qualche milione di dollari ogni anno nel nome della conservazione di alcune specie. Gli oppositori della cattività delle orche affermano semplicemente che alcuni animali vivono meglio di altri in cattività e che le orche non sono fatte per questo tipo di vita. Nessuno sta dicendo di prendere e andare a “liberare le orche”; molte di loro non sopravvivrebbero e liberarle sarebbe contro il loro interesse. Tuttavia, SeaWorld potrebbe chiudere i programmi di riproduzione e liberare le orche in recinti lungo le coste, dove queste potrebbero fare una vita più stimolante e a contatto col ritmo naturale dell’oceano, pur ricevendo sempre le cure dell’uomo. SeaWorld ha abbastanza fondi per farlo e la gente pagherebbe comunque per andare a vedere degli animali riabilitati. L’unica richiesta degli oppositori della cattività è che cambi il modo di trattare le orche da parte di SeaWorld e degli altri parchi.  L’idea è quella di non vedere più le orche impegnate in spettacoli in stile circense, ma collocate in ambienti educativi e sani, dove la gente possa ammirarle mentre vanno e vengono liberamente.
         
Quindi, le orche che vivono in cattività sono sottopose a stress? Lo stress le porta forse a dare sfogo a impulsi repressi e attaccarci, quando invece in natura questi animali sono solitamente pacifici con gli esseri umani? Gli attivisti che sostengono i diritti di questi animali e gli oppositori della cattività ritengono di  sì. Questi animali hanno cervelli più grandi e forse più complessi dell’uomo, hanno una consapevolezza di sé e si meritano una vita migliore. La cattività delle orche non riguarda solo gli animali che vivono già in cattività ma anche le popolazioni da cui questi animali sono stati portati via, come ad esempio le orche della comunità Southern Resident Killer Whales, nella quale restano solo 80 esemplari, e  sono a rischio. La cattività delle orche sta diventando un problema complesso nella nostra società, ed è solo l’inizio. Ti invitiamo a guardare il documentario Blackfish, e a visitare il sito www.orcanetwork.org* per saperne di più. Se vuoi aiutare Tilikum, puoi anche mettere “mi piace” sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/RetireTilikumTheOrca! *     

Fonti (solo in inglese)*: 

Le orche presenti in natura costituiscono uno spettacolo meraviglioso: si muovono in branchi, nuotano ed emergono in sincrono; la pinna dorsale dei maschi svetta sull’acqua e sembra tagliarla creando delle scie. Le orche sono i superpredatori dell’oceano. Nemmeno i leggendari squali bianchi possono tener loro testa. Sono i mammiferi più diffusi dopo gli umani e possono percorrere fino a 161 chilometri al giorno. Esistono tre principali ecotipi di orche o balene: transienti, residenti e offshore. Le transienti si muovono in piccoli gruppi e si nutrono di mammiferi come foche, leoni marini, focene e delfini. Si spostano di rado e tendono a cacciare in silenzio. Le residenti sono molto socievoli, trascorrono tutta la vita in nuclei familiari più grandi e si nutrono prevalentemente di salmone. Quando si spostano, i loro movimenti sono più prevedibili. Per quanto riguarda le offshore, non abbiamo a disposizione molte informazioni, se non che si spostano in gruppi di 25 o più esemplari e solitamente si nutrono del lemargo del Pacifico. Questi tre ecotipi hanno un patrimonio genetico leggermente diverso, emettono suoni articolati diversi e non comunicano né si aggregano. 

Le orche vivono all’incirca quanto l’uomo. Secondo l’articolo  Killer Controversy (Rose, 2011), la durata media della vita di questi animali oscilla tra i 30 e i 50 anni per gli esemplari maschi e si aggira sui 50 per le femmine, con alcune eccezioni che arrivano a vivere 80 e 90 anni! Secondo le ricerche condotte dal Center for Whale Research (Centro di Ricerca sulle Balene), un’orca femmina appartenente alla comunità di orche residenti Southern Resident Killer Whales e di nome ‘Granny’,  avrebbe 102 anni! Le femmine raggiungono la maturità sessuale tra i 14 e i 15 anni, come gli esseri umani, e anche loro vanno in menopausa. Gli esemplari maschi stanno con le madri per tutta la vita ed è la femmina più anziana del branco a decidere chi deve accoppiarsi quando è arrivato il momento. Le orche sono estremamente intelligenti, hanno un’elevata capacità di adattamento e comprensione di situazioni diverse. Proprio queste qualità hanno spinto l’uomo a tenerle in cattività. La prima orca mai catturata e fatta esibire in pubblico fu Namu; la data della cattura risale al 1965.  Quando si scoprì che gli esseri umani potevano interagire con questi animali e instaurare un rapporto con loro, ebbe inizio un nuovo giro d’affari. Nel corso degli ultimi decenni sono state catturate dozzine di orche per SeaWorld e altri parchi acquatici. In particolare, una cattura tenutasi nel 1970 a Penn Cove (Washington), coinvolse 80 esemplari.  L’ultima sopravvissuta di quella cattura, Lolita, si trova al SeaQuarium di Miami e si esibisce ancora tutti i giorni. Le orche residenti della comunità Southern Resident Killer Whales devono tuttora fare i conti con i problemi causati da quelle catture. Il processo di cattura è violento e implica l’utilizzo di bombe, aeroplani, motoscafi e reti. Molte orche non sopravvivono.  

La cattività è molto stressante sia per le orche catturate in natura sia per quelle nate in questa condizione. Le orche che vivono libere non hanno mai ferito gravemente degli esseri umani. In cattività la loro aspettativa di vita diminuisce sensibilmente rispetto alle orche che vivono in libertà: si parla, infatti, di 20 anni di vita media. Le uniche orche che vivono più a lungo di 20 anni in cattività, sono quelle che sono state catturate nel loro habitat naturale e poi portate nei parchi. Il 100% degli esemplari che vivono in cattività è soggetto all’abbassamento  della pinna dorsale o a una modificazione che la rende più molle, e questo costituisce uno dei maggiori handicap per gli animali che vivono in tale condizione. Questo problema tocca meno dell’1% della popolazione presente in natura, e gli esemplari che ne sono colpiti sono malati o presentano una deformità. Si ritiene che tale problema possa essere dovuto alla mancanza di pressione, all’assenza di flusso o alla ridotta profondità dell’acqua, fattori che impedirebbero alla pinna di restare dritta.

L’articolo Killer Controversy di Naomi Rose, mette inoltre in evidenza che le orche vissute in cattività non sono animali sani da un punto di vista fisico. A molte di loro vengono somministrati medicinali per depressione, ulcere e altre malattie. Molte orche, a causa della vita noiosa che conducono, si scorticano grattando i denti sulla pelle degli altri esemplari e masticano le sbarre e i pezzi di cemento delle celle, rischiando di danneggiarsi denti. Per rimediare, ogni giorno è necessario trapanare e levigare loro i denti, e quindi pulirli con una procedura che SeaWorld chiama “igiene dentale aggiuntiva”. Le orche finiscono anche con l’ingerire materiali dannosi quali pezzi di vernice o altre sostanze appartenenti all’habitat artificiale in cui vivono.    

La vita noiosa e l’incompatibilità con gli altri animali può portare ad aggressioni (Rose, 2011). Nel loro ambiente naturale, le orche vivono in reciproca armonia perché nascono in una struttura matriarcale e sanno quale ruolo appartiene loro. In cattività invece, accade che ecotipi diversi vengano fatti vivere nella stessa vasca. Essi si esprimono con linguaggi diversi e hanno comportamenti diversi. Le orche di SeaWorld vengono costantemente spostate di parco in parco, a seconda di quale compagnia ne ha bisogno. Questo comporta tensione crescente e in ultima istanza incidenti e vessazioni. Tutto ciò è causa di enorme stress per gli animali. SeaWorld e altri parchi allevano insieme ecotipi diversi e attualmente detengono vari ibridi (tra residenti e transienti), esemplari che non esistono in natura.    

Un altro fenomeno innaturale che avviene in cattività è l’allevamento e l’inseminazione artificiale di animali troppo giovani e non ancora pronti per avere dei piccoli. I parchi acquatici anticipano le gravidanze degli esemplari femminili di giovane età intorno ai nove anni, quando, come già accennato, l’età giusta per raggiungere la maturità sessuale è da collocarsi intorno ai 15 anni (orcahome.de)*. Questo fa sì che molti piccoli non vengano riconosciuti dalle madri, il che crea rapporti instabili all’interno del branco e aumenta il numero di cuccioli che devono essere allevati dall’uomo. Tilikum, la più grande orca vivente in cattività, è l’esemplare maschile più utilizzato per la riproduzione artificiale e vive attualmente presso il SeaWorld di Orlando. Al momento, più della metà delle orche appartenenti a SeaWorld discende da lui. Ciò comporta problemi di accoppiamento tra consanguinei all’interno della popolazione che vive in cattività. Continuare a far riprodurre le orche tra loro senza catturarne di nuove e mantenere allo stesso tempo una popolazione sana sta diventando sempre più difficile per i parchi di SeaWorld. Attualmente, in tutto il mondo ci sono 48 orche che vivono in cattività. Negli Stati Uniti la cattura di esemplari è illegale, tuttavia, il mese scorso in Russia sono state catturate otto orche, in seguito vendute a dei parchi acquatici. È stata anche salvata un’orca femmina di nome Morgan, con l’intento di riabilitarla e reinserirla in natura. Al momento si trova presso il Loro Parque, un parco acquatico affiliato a SeaWorld, che non ha nessuna intenzione di rilasciarla. Una volta che un’orca entra in un parco, è molto difficile ottenere che venga reinserita in natura, perché i parchi hanno bisogno di questi animali per i loro programmi di riproduzione.

Il documentario Blackfish sta mettendo sotto gli occhi di tutti il problema dell’allevamento delle orche in cattività. Il film è andato in onda più volte sulla CNN ed è possibile guardarlo in streaming su Netflix, il che permette a milioni di spettatori e celebrità di prendere parte al dibattito pubblico. La gente si sta facendo domande come “è etico o morale tenere animali che pesano più di due tonnellate dentro a delle vasche solo per il nostro divertimento?” “I vantaggi del vedere un’orca da vicino, ed eventualmente ispirare le persone a studiare l’oceano, valgono i rischi corsi dagli addestratori e dagli animali stessi?” I sostenitori della cattività pensano di sì. SeaWorld afferma che gli animali sono una fonte di ispirazione, che aiutano la diffusione di informazioni inerenti alla vita nell’oceano e che se non ci fossero delle orche in gabbia la gente non sarebbe interessata a loro al punto di fare qualcosa per gli esemplari che vivono in natura. E aggiungono che i loro animali “ricevono ottime cure e SeaWorld è una delle istituzioni zoologiche più autorevoli, ogni anno SeaWorld salva, riabilita e reinserisce nel loro habitat naturale centinaia di animali, e devolve milioni di dollari in favore della conservazione della biodiversità e della ricerca scientifica.” 
           
Nessuno discute sul fatto che SeaWorld faccia grandi cose per gli altri animali che ospita all’interno dei suoi parchi e che spenda qualche milione di dollari ogni anno nel nome della conservazione di alcune specie. Gli oppositori della cattività delle orche affermano semplicemente che alcuni animali vivono meglio di altri in cattività e che le orche non sono fatte per questo tipo di vita. Nessuno sta dicendo di prendere e andare a “liberare le orche”; molte di loro non sopravvivrebbero e liberarle sarebbe contro il loro interesse. Tuttavia, SeaWorld potrebbe chiudere i programmi di riproduzione e liberare le orche in recinti lungo le coste, dove queste potrebbero fare una vita più stimolante e a contatto col ritmo naturale dell’oceano, pur ricevendo sempre le cure dell’uomo. SeaWorld ha abbastanza fondi per farlo e la gente pagherebbe comunque per andare a vedere degli animali riabilitati. L’unica richiesta degli oppositori della cattività è che cambi il modo di trattare le orche da parte di SeaWorld e degli altri parchi.  L’idea è quella di non vedere più le orche impegnate in spettacoli in stile circense, ma collocate in ambienti educativi e sani, dove la gente possa ammirarle mentre vanno e vengono liberamente.
         
Quindi, le orche che vivono in cattività sono sottopose a stress? Lo stress le porta forse a dare sfogo a impulsi repressi e attaccarci, quando invece in natura questi animali sono solitamente pacifici con gli esseri umani? Gli attivisti che sostengono i diritti di questi animali e gli oppositori della cattività ritengono di  sì. Questi animali hanno cervelli più grandi e forse più complessi dell’uomo, hanno una consapevolezza di sé e si meritano una vita migliore. La cattività delle orche non riguarda solo gli animali che vivono già in cattività ma anche le popolazioni da cui questi animali sono stati portati via, come ad esempio le orche della comunità Southern Resident Killer Whales, nella quale restano solo 80 esemplari, e  sono a rischio. La cattività delle orche sta diventando un problema complesso nella nostra società, ed è solo l’inizio. Ti invitiamo a guardare il documentario Blackfish, e a visitare il sito www.orcanetwork.org* per saperne di più. Se vuoi aiutare Tilikum, puoi anche mettere “mi piace” sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/RetireTilikumTheOrca! *     

Fonti (solo in inglese)*: 

www.whaleresearch.com  

www.orcahome.de 

www.orcanetwork.org 

Rose, N. A. (2011). Killer Controversy: Why Orcas Should No Longer Be Kept in Captivity. Washington, D.C.: Humane Society International and The Humane Society of the United States.  

- See more at: http://www.isfoundation.com/it/news/la-cattivit%C3%A0-delle-orche-shamu-%C3%A8-sottoposta-stress#sthash.578IupEo.dpuf

Le orche presenti in natura costituiscono uno spettacolo meraviglioso: si muovono in branchi, nuotano ed emergono in sincrono; la pinna dorsale dei maschi svetta sull’acqua e sembra tagliarla creando delle scie. Le orche sono i superpredatori dell’oceano. Nemmeno i leggendari squali bianchi possono tener loro testa. Sono i mammiferi più diffusi dopo gli umani e possono percorrere fino a 161 chilometri al giorno. Esistono tre principali ecotipi di orche o balene: transienti, residenti e offshore. Le transienti si muovono in piccoli gruppi e si nutrono di mammiferi come foche, leoni marini, focene e delfini. Si spostano di rado e tendono a cacciare in silenzio. Le residenti sono molto socievoli, trascorrono tutta la vita in nuclei familiari più grandi e si nutrono prevalentemente di salmone. Quando si spostano, i loro movimenti sono più prevedibili. Per quanto riguarda le offshore, non abbiamo a disposizione molte informazioni, se non che si spostano in gruppi di 25 o più esemplari e solitamente si nutrono del lemargo del Pacifico. Questi tre ecotipi hanno un patrimonio genetico leggermente diverso, emettono suoni articolati diversi e non comunicano né si aggregano. 

Le orche vivono all’incirca quanto l’uomo. Secondo l’articolo  Killer Controversy (Rose, 2011), la durata media della vita di questi animali oscilla tra i 30 e i 50 anni per gli esemplari maschi e si aggira sui 50 per le femmine, con alcune eccezioni che arrivano a vivere 80 e 90 anni! Secondo le ricerche condotte dal Center for Whale Research (Centro di Ricerca sulle Balene), un’orca femmina appartenente alla comunità di orche residenti Southern Resident Killer Whales e di nome ‘Granny’,  avrebbe 102 anni! Le femmine raggiungono la maturità sessuale tra i 14 e i 15 anni, come gli esseri umani, e anche loro vanno in menopausa. Gli esemplari maschi stanno con le madri per tutta la vita ed è la femmina più anziana del branco a decidere chi deve accoppiarsi quando è arrivato il momento. Le orche sono estremamente intelligenti, hanno un’elevata capacità di adattamento e comprensione di situazioni diverse. Proprio queste qualità hanno spinto l’uomo a tenerle in cattività. La prima orca mai catturata e fatta esibire in pubblico fu Namu; la data della cattura risale al 1965.  Quando si scoprì che gli esseri umani potevano interagire con questi animali e instaurare un rapporto con loro, ebbe inizio un nuovo giro d’affari. Nel corso degli ultimi decenni sono state catturate dozzine di orche per SeaWorld e altri parchi acquatici. In particolare, una cattura tenutasi nel 1970 a Penn Cove (Washington), coinvolse 80 esemplari.  L’ultima sopravvissuta di quella cattura, Lolita, si trova al SeaQuarium di Miami e si esibisce ancora tutti i giorni. Le orche residenti della comunità Southern Resident Killer Whales devono tuttora fare i conti con i problemi causati da quelle catture. Il processo di cattura è violento e implica l’utilizzo di bombe, aeroplani, motoscafi e reti. Molte orche non sopravvivono.  

La cattività è molto stressante sia per le orche catturate in natura sia per quelle nate in questa condizione. Le orche che vivono libere non hanno mai ferito gravemente degli esseri umani. In cattività la loro aspettativa di vita diminuisce sensibilmente rispetto alle orche che vivono in libertà: si parla, infatti, di 20 anni di vita media. Le uniche orche che vivono più a lungo di 20 anni in cattività, sono quelle che sono state catturate nel loro habitat naturale e poi portate nei parchi. Il 100% degli esemplari che vivono in cattività è soggetto all’abbassamento  della pinna dorsale o a una modificazione che la rende più molle, e questo costituisce uno dei maggiori handicap per gli animali che vivono in tale condizione. Questo problema tocca meno dell’1% della popolazione presente in natura, e gli esemplari che ne sono colpiti sono malati o presentano una deformità. Si ritiene che tale problema possa essere dovuto alla mancanza di pressione, all’assenza di flusso o alla ridotta profondità dell’acqua, fattori che impedirebbero alla pinna di restare dritta.

L’articolo Killer Controversy di Naomi Rose, mette inoltre in evidenza che le orche vissute in cattività non sono animali sani da un punto di vista fisico. A molte di loro vengono somministrati medicinali per depressione, ulcere e altre malattie. Molte orche, a causa della vita noiosa che conducono, si scorticano grattando i denti sulla pelle degli altri esemplari e masticano le sbarre e i pezzi di cemento delle celle, rischiando di danneggiarsi denti. Per rimediare, ogni giorno è necessario trapanare e levigare loro i denti, e quindi pulirli con una procedura che SeaWorld chiama “igiene dentale aggiuntiva”. Le orche finiscono anche con l’ingerire materiali dannosi quali pezzi di vernice o altre sostanze appartenenti all’habitat artificiale in cui vivono.    

La vita noiosa e l’incompatibilità con gli altri animali può portare ad aggressioni (Rose, 2011). Nel loro ambiente naturale, le orche vivono in reciproca armonia perché nascono in una struttura matriarcale e sanno quale ruolo appartiene loro. In cattività invece, accade che ecotipi diversi vengano fatti vivere nella stessa vasca. Essi si esprimono con linguaggi diversi e hanno comportamenti diversi. Le orche di SeaWorld vengono costantemente spostate di parco in parco, a seconda di quale compagnia ne ha bisogno. Questo comporta tensione crescente e in ultima istanza incidenti e vessazioni. Tutto ciò è causa di enorme stress per gli animali. SeaWorld e altri parchi allevano insieme ecotipi diversi e attualmente detengono vari ibridi (tra residenti e transienti), esemplari che non esistono in natura.    

Un altro fenomeno innaturale che avviene in cattività è l’allevamento e l’inseminazione artificiale di animali troppo giovani e non ancora pronti per avere dei piccoli. I parchi acquatici anticipano le gravidanze degli esemplari femminili di giovane età intorno ai nove anni, quando, come già accennato, l’età giusta per raggiungere la maturità sessuale è da collocarsi intorno ai 15 anni (orcahome.de)*. Questo fa sì che molti piccoli non vengano riconosciuti dalle madri, il che crea rapporti instabili all’interno del branco e aumenta il numero di cuccioli che devono essere allevati dall’uomo. Tilikum, la più grande orca vivente in cattività, è l’esemplare maschile più utilizzato per la riproduzione artificiale e vive attualmente presso il SeaWorld di Orlando. Al momento, più della metà delle orche appartenenti a SeaWorld discende da lui. Ciò comporta problemi di accoppiamento tra consanguinei all’interno della popolazione che vive in cattività. Continuare a far riprodurre le orche tra loro senza catturarne di nuove e mantenere allo stesso tempo una popolazione sana sta diventando sempre più difficile per i parchi di SeaWorld. Attualmente, in tutto il mondo ci sono 48 orche che vivono in cattività. Negli Stati Uniti la cattura di esemplari è illegale, tuttavia, il mese scorso in Russia sono state catturate otto orche, in seguito vendute a dei parchi acquatici. È stata anche salvata un’orca femmina di nome Morgan, con l’intento di riabilitarla e reinserirla in natura. Al momento si trova presso il Loro Parque, un parco acquatico affiliato a SeaWorld, che non ha nessuna intenzione di rilasciarla. Una volta che un’orca entra in un parco, è molto difficile ottenere che venga reinserita in natura, perché i parchi hanno bisogno di questi animali per i loro programmi di riproduzione.

Il documentario Blackfish sta mettendo sotto gli occhi di tutti il problema dell’allevamento delle orche in cattività. Il film è andato in onda più volte sulla CNN ed è possibile guardarlo in streaming su Netflix, il che permette a milioni di spettatori e celebrità di prendere parte al dibattito pubblico. La gente si sta facendo domande come “è etico o morale tenere animali che pesano più di due tonnellate dentro a delle vasche solo per il nostro divertimento?” “I vantaggi del vedere un’orca da vicino, ed eventualmente ispirare le persone a studiare l’oceano, valgono i rischi corsi dagli addestratori e dagli animali stessi?” I sostenitori della cattività pensano di sì. SeaWorld afferma che gli animali sono una fonte di ispirazione, che aiutano la diffusione di informazioni inerenti alla vita nell’oceano e che se non ci fossero delle orche in gabbia la gente non sarebbe interessata a loro al punto di fare qualcosa per gli esemplari che vivono in natura. E aggiungono che i loro animali “ricevono ottime cure e SeaWorld è una delle istituzioni zoologiche più autorevoli, ogni anno SeaWorld salva, riabilita e reinserisce nel loro habitat naturale centinaia di animali, e devolve milioni di dollari in favore della conservazione della biodiversità e della ricerca scientifica.” 
           
Nessuno discute sul fatto che SeaWorld faccia grandi cose per gli altri animali che ospita all’interno dei suoi parchi e che spenda qualche milione di dollari ogni anno nel nome della conservazione di alcune specie. Gli oppositori della cattività delle orche affermano semplicemente che alcuni animali vivono meglio di altri in cattività e che le orche non sono fatte per questo tipo di vita. Nessuno sta dicendo di prendere e andare a “liberare le orche”; molte di loro non sopravvivrebbero e liberarle sarebbe contro il loro interesse. Tuttavia, SeaWorld potrebbe chiudere i programmi di riproduzione e liberare le orche in recinti lungo le coste, dove queste potrebbero fare una vita più stimolante e a contatto col ritmo naturale dell’oceano, pur ricevendo sempre le cure dell’uomo. SeaWorld ha abbastanza fondi per farlo e la gente pagherebbe comunque per andare a vedere degli animali riabilitati. L’unica richiesta degli oppositori della cattività è che cambi il modo di trattare le orche da parte di SeaWorld e degli altri parchi.  L’idea è quella di non vedere più le orche impegnate in spettacoli in stile circense, ma collocate in ambienti educativi e sani, dove la gente possa ammirarle mentre vanno e vengono liberamente.
         
Quindi, le orche che vivono in cattività sono sottopose a stress? Lo stress le porta forse a dare sfogo a impulsi repressi e attaccarci, quando invece in natura questi animali sono solitamente pacifici con gli esseri umani? Gli attivisti che sostengono i diritti di questi animali e gli oppositori della cattività ritengono di  sì. Questi animali hanno cervelli più grandi e forse più complessi dell’uomo, hanno una consapevolezza di sé e si meritano una vita migliore. La cattività delle orche non riguarda solo gli animali che vivono già in cattività ma anche le popolazioni da cui questi animali sono stati portati via, come ad esempio le orche della comunità Southern Resident Killer Whales, nella quale restano solo 80 esemplari, e  sono a rischio. La cattività delle orche sta diventando un problema complesso nella nostra società, ed è solo l’inizio. Ti invitiamo a guardare il documentario Blackfish, e a visitare il sito www.orcanetwork.org* per saperne di più. Se vuoi aiutare Tilikum, puoi anche mettere “mi piace” sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/RetireTilikumTheOrca! *     

Fonti (solo in inglese)*: 

www.whaleresearch.com  

www.orcahome.de 

www.orcanetwork.org 

Rose, N. A. (2011). Killer Controversy: Why Orcas Should No Longer Be Kept in Captivity. Washington, D.C.: Humane Society International and The Humane Society of the United States.  

- See more at: http://www.isfoundation.com/it/news/la-cattivit%C3%A0-delle-orche-shamu-%C3%A8-sottoposta-stress#sthash.578IupEo.dpuf

Le orche presenti in natura costituiscono uno spettacolo meraviglioso: si muovono in branchi, nuotano ed emergono in sincrono; la pinna dorsale dei maschi svetta sull’acqua e sembra tagliarla creando delle scie. Le orche sono i superpredatori dell’oceano. Nemmeno i leggendari squali bianchi possono tener loro testa. Sono i mammiferi più diffusi dopo gli umani e possono percorrere fino a 161 chilometri al giorno. Esistono tre principali ecotipi di orche o balene: transienti, residenti e offshore. Le transienti si muovono in piccoli gruppi e si nutrono di mammiferi come foche, leoni marini, focene e delfini. Si spostano di rado e tendono a cacciare in silenzio. Le residenti sono molto socievoli, trascorrono tutta la vita in nuclei familiari più grandi e si nutrono prevalentemente di salmone. Quando si spostano, i loro movimenti sono più prevedibili. Per quanto riguarda le offshore, non abbiamo a disposizione molte informazioni, se non che si spostano in gruppi di 25 o più esemplari e solitamente si nutrono del lemargo del Pacifico. Questi tre ecotipi hanno un patrimonio genetico leggermente diverso, emettono suoni articolati diversi e non comunicano né si aggregano. 

Le orche vivono all’incirca quanto l’uomo. Secondo l’articolo  Killer Controversy (Rose, 2011), la durata media della vita di questi animali oscilla tra i 30 e i 50 anni per gli esemplari maschi e si aggira sui 50 per le femmine, con alcune eccezioni che arrivano a vivere 80 e 90 anni! Secondo le ricerche condotte dal Center for Whale Research (Centro di Ricerca sulle Balene), un’orca femmina appartenente alla comunità di orche residenti Southern Resident Killer Whales e di nome ‘Granny’,  avrebbe 102 anni! Le femmine raggiungono la maturità sessuale tra i 14 e i 15 anni, come gli esseri umani, e anche loro vanno in menopausa. Gli esemplari maschi stanno con le madri per tutta la vita ed è la femmina più anziana del branco a decidere chi deve accoppiarsi quando è arrivato il momento. Le orche sono estremamente intelligenti, hanno un’elevata capacità di adattamento e comprensione di situazioni diverse. Proprio queste qualità hanno spinto l’uomo a tenerle in cattività. La prima orca mai catturata e fatta esibire in pubblico fu Namu; la data della cattura risale al 1965.  Quando si scoprì che gli esseri umani potevano interagire con questi animali e instaurare un rapporto con loro, ebbe inizio un nuovo giro d’affari. Nel corso degli ultimi decenni sono state catturate dozzine di orche per SeaWorld e altri parchi acquatici. In particolare, una cattura tenutasi nel 1970 a Penn Cove (Washington), coinvolse 80 esemplari.  L’ultima sopravvissuta di quella cattura, Lolita, si trova al SeaQuarium di Miami e si esibisce ancora tutti i giorni. Le orche residenti della comunità Southern Resident Killer Whales devono tuttora fare i conti con i problemi causati da quelle catture. Il processo di cattura è violento e implica l’utilizzo di bombe, aeroplani, motoscafi e reti. Molte orche non sopravvivono.  

La cattività è molto stressante sia per le orche catturate in natura sia per quelle nate in questa condizione. Le orche che vivono libere non hanno mai ferito gravemente degli esseri umani. In cattività la loro aspettativa di vita diminuisce sensibilmente rispetto alle orche che vivono in libertà: si parla, infatti, di 20 anni di vita media. Le uniche orche che vivono più a lungo di 20 anni in cattività, sono quelle che sono state catturate nel loro habitat naturale e poi portate nei parchi. Il 100% degli esemplari che vivono in cattività è soggetto all’abbassamento  della pinna dorsale o a una modificazione che la rende più molle, e questo costituisce uno dei maggiori handicap per gli animali che vivono in tale condizione. Questo problema tocca meno dell’1% della popolazione presente in natura, e gli esemplari che ne sono colpiti sono malati o presentano una deformità. Si ritiene che tale problema possa essere dovuto alla mancanza di pressione, all’assenza di flusso o alla ridotta profondità dell’acqua, fattori che impedirebbero alla pinna di restare dritta.

L’articolo Killer Controversy di Naomi Rose, mette inoltre in evidenza che le orche vissute in cattività non sono animali sani da un punto di vista fisico. A molte di loro vengono somministrati medicinali per depressione, ulcere e altre malattie. Molte orche, a causa della vita noiosa che conducono, si scorticano grattando i denti sulla pelle degli altri esemplari e masticano le sbarre e i pezzi di cemento delle celle, rischiando di danneggiarsi denti. Per rimediare, ogni giorno è necessario trapanare e levigare loro i denti, e quindi pulirli con una procedura che SeaWorld chiama “igiene dentale aggiuntiva”. Le orche finiscono anche con l’ingerire materiali dannosi quali pezzi di vernice o altre sostanze appartenenti all’habitat artificiale in cui vivono.    

La vita noiosa e l’incompatibilità con gli altri animali può portare ad aggressioni (Rose, 2011). Nel loro ambiente naturale, le orche vivono in reciproca armonia perché nascono in una struttura matriarcale e sanno quale ruolo appartiene loro. In cattività invece, accade che ecotipi diversi vengano fatti vivere nella stessa vasca. Essi si esprimono con linguaggi diversi e hanno comportamenti diversi. Le orche di SeaWorld vengono costantemente spostate di parco in parco, a seconda di quale compagnia ne ha bisogno. Questo comporta tensione crescente e in ultima istanza incidenti e vessazioni. Tutto ciò è causa di enorme stress per gli animali. SeaWorld e altri parchi allevano insieme ecotipi diversi e attualmente detengono vari ibridi (tra residenti e transienti), esemplari che non esistono in natura.    

Un altro fenomeno innaturale che avviene in cattività è l’allevamento e l’inseminazione artificiale di animali troppo giovani e non ancora pronti per avere dei piccoli. I parchi acquatici anticipano le gravidanze degli esemplari femminili di giovane età intorno ai nove anni, quando, come già accennato, l’età giusta per raggiungere la maturità sessuale è da collocarsi intorno ai 15 anni (orcahome.de)*. Questo fa sì che molti piccoli non vengano riconosciuti dalle madri, il che crea rapporti instabili all’interno del branco e aumenta il numero di cuccioli che devono essere allevati dall’uomo. Tilikum, la più grande orca vivente in cattività, è l’esemplare maschile più utilizzato per la riproduzione artificiale e vive attualmente presso il SeaWorld di Orlando. Al momento, più della metà delle orche appartenenti a SeaWorld discende da lui. Ciò comporta problemi di accoppiamento tra consanguinei all’interno della popolazione che vive in cattività. Continuare a far riprodurre le orche tra loro senza catturarne di nuove e mantenere allo stesso tempo una popolazione sana sta diventando sempre più difficile per i parchi di SeaWorld. Attualmente, in tutto il mondo ci sono 48 orche che vivono in cattività. Negli Stati Uniti la cattura di esemplari è illegale, tuttavia, il mese scorso in Russia sono state catturate otto orche, in seguito vendute a dei parchi acquatici. È stata anche salvata un’orca femmina di nome Morgan, con l’intento di riabilitarla e reinserirla in natura. Al momento si trova presso il Loro Parque, un parco acquatico affiliato a SeaWorld, che non ha nessuna intenzione di rilasciarla. Una volta che un’orca entra in un parco, è molto difficile ottenere che venga reinserita in natura, perché i parchi hanno bisogno di questi animali per i loro programmi di riproduzione.

Il documentario Blackfish sta mettendo sotto gli occhi di tutti il problema dell’allevamento delle orche in cattività. Il film è andato in onda più volte sulla CNN ed è possibile guardarlo in streaming su Netflix, il che permette a milioni di spettatori e celebrità di prendere parte al dibattito pubblico. La gente si sta facendo domande come “è etico o morale tenere animali che pesano più di due tonnellate dentro a delle vasche solo per il nostro divertimento?” “I vantaggi del vedere un’orca da vicino, ed eventualmente ispirare le persone a studiare l’oceano, valgono i rischi corsi dagli addestratori e dagli animali stessi?” I sostenitori della cattività pensano di sì. SeaWorld afferma che gli animali sono una fonte di ispirazione, che aiutano la diffusione di informazioni inerenti alla vita nell’oceano e che se non ci fossero delle orche in gabbia la gente non sarebbe interessata a loro al punto di fare qualcosa per gli esemplari che vivono in natura. E aggiungono che i loro animali “ricevono ottime cure e SeaWorld è una delle istituzioni zoologiche più autorevoli, ogni anno SeaWorld salva, riabilita e reinserisce nel loro habitat naturale centinaia di animali, e devolve milioni di dollari in favore della conservazione della biodiversità e della ricerca scientifica.” 
           
Nessuno discute sul fatto che SeaWorld faccia grandi cose per gli altri animali che ospita all’interno dei suoi parchi e che spenda qualche milione di dollari ogni anno nel nome della conservazione di alcune specie. Gli oppositori della cattività delle orche affermano semplicemente che alcuni animali vivono meglio di altri in cattività e che le orche non sono fatte per questo tipo di vita. Nessuno sta dicendo di prendere e andare a “liberare le orche”; molte di loro non sopravvivrebbero e liberarle sarebbe contro il loro interesse. Tuttavia, SeaWorld potrebbe chiudere i programmi di riproduzione e liberare le orche in recinti lungo le coste, dove queste potrebbero fare una vita più stimolante e a contatto col ritmo naturale dell’oceano, pur ricevendo sempre le cure dell’uomo. SeaWorld ha abbastanza fondi per farlo e la gente pagherebbe comunque per andare a vedere degli animali riabilitati. L’unica richiesta degli oppositori della cattività è che cambi il modo di trattare le orche da parte di SeaWorld e degli altri parchi.  L’idea è quella di non vedere più le orche impegnate in spettacoli in stile circense, ma collocate in ambienti educativi e sani, dove la gente possa ammirarle mentre vanno e vengono liberamente.
         
Quindi, le orche che vivono in cattività sono sottopose a stress? Lo stress le porta forse a dare sfogo a impulsi repressi e attaccarci, quando invece in natura questi animali sono solitamente pacifici con gli esseri umani? Gli attivisti che sostengono i diritti di questi animali e gli oppositori della cattività ritengono di  sì. Questi animali hanno cervelli più grandi e forse più complessi dell’uomo, hanno una consapevolezza di sé e si meritano una vita migliore. La cattività delle orche non riguarda solo gli animali che vivono già in cattività ma anche le popolazioni da cui questi animali sono stati portati via, come ad esempio le orche della comunità Southern Resident Killer Whales, nella quale restano solo 80 esemplari, e  sono a rischio. La cattività delle orche sta diventando un problema complesso nella nostra società, ed è solo l’inizio. Ti invitiamo a guardare il documentario Blackfish, e a visitare il sito www.orcanetwork.org* per saperne di più. Se vuoi aiutare Tilikum, puoi anche mettere “mi piace” sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/RetireTilikumTheOrca! *     

Fonti (solo in inglese)*: 

www.whaleresearch.com  

www.orcahome.de 

www.orcanetwork.org 

Rose, N. A. (2011). Killer Controversy: Why Orcas Should No Longer Be Kept in Captivity. Washington, D.C.: Humane Society International and The Humane Society of the United States.  

- See more at: http://www.isfoundation.com/it/news/la-cattivit%C3%A0-delle-orche-shamu-%C3%A8-sottoposta-stress#sthash.578IupEo.dpuf

Le orche presenti in natura costituiscono uno spettacolo meraviglioso: si muovono in branchi, nuotano ed emergono in sincrono; la pinna dorsale dei maschi svetta sull’acqua e sembra tagliarla creando delle scie. Le orche sono i superpredatori dell’oceano. Nemmeno i leggendari squali bianchi possono tener loro testa. Sono i mammiferi più diffusi dopo gli umani e possono percorrere fino a 161 chilometri al giorno. Esistono tre principali ecotipi di orche o balene: transienti, residenti e offshore. Le transienti si muovono in piccoli gruppi e si nutrono di mammiferi come foche, leoni marini, focene e delfini. Si spostano di rado e tendono a cacciare in silenzio. Le residenti sono molto socievoli, trascorrono tutta la vita in nuclei familiari più grandi e si nutrono prevalentemente di salmone. Quando si spostano, i loro movimenti sono più prevedibili. Per quanto riguarda le offshore, non abbiamo a disposizione molte informazioni, se non che si spostano in gruppi di 25 o più esemplari e solitamente si nutrono del lemargo del Pacifico. Questi tre ecotipi hanno un patrimonio genetico leggermente diverso, emettono suoni articolati diversi e non comunicano né si aggregano. 

Le orche vivono all’incirca quanto l’uomo. Secondo l’articolo  Killer Controversy (Rose, 2011), la durata media della vita di questi animali oscilla tra i 30 e i 50 anni per gli esemplari maschi e si aggira sui 50 per le femmine, con alcune eccezioni che arrivano a vivere 80 e 90 anni! Secondo le ricerche condotte dal Center for Whale Research (Centro di Ricerca sulle Balene), un’orca femmina appartenente alla comunità di orche residenti Southern Resident Killer Whales e di nome ‘Granny’,  avrebbe 102 anni! Le femmine raggiungono la maturità sessuale tra i 14 e i 15 anni, come gli esseri umani, e anche loro vanno in menopausa. Gli esemplari maschi stanno con le madri per tutta la vita ed è la femmina più anziana del branco a decidere chi deve accoppiarsi quando è arrivato il momento. Le orche sono estremamente intelligenti, hanno un’elevata capacità di adattamento e comprensione di situazioni diverse. Proprio queste qualità hanno spinto l’uomo a tenerle in cattività. La prima orca mai catturata e fatta esibire in pubblico fu Namu; la data della cattura risale al 1965.  Quando si scoprì che gli esseri umani potevano interagire con questi animali e instaurare un rapporto con loro, ebbe inizio un nuovo giro d’affari. Nel corso degli ultimi decenni sono state catturate dozzine di orche per SeaWorld e altri parchi acquatici. In particolare, una cattura tenutasi nel 1970 a Penn Cove (Washington), coinvolse 80 esemplari.  L’ultima sopravvissuta di quella cattura, Lolita, si trova al SeaQuarium di Miami e si esibisce ancora tutti i giorni. Le orche residenti della comunità Southern Resident Killer Whales devono tuttora fare i conti con i problemi causati da quelle catture. Il processo di cattura è violento e implica l’utilizzo di bombe, aeroplani, motoscafi e reti. Molte orche non sopravvivono.  

La cattività è molto stressante sia per le orche catturate in natura sia per quelle nate in questa condizione. Le orche che vivono libere non hanno mai ferito gravemente degli esseri umani. In cattività la loro aspettativa di vita diminuisce sensibilmente rispetto alle orche che vivono in libertà: si parla, infatti, di 20 anni di vita media. Le uniche orche che vivono più a lungo di 20 anni in cattività, sono quelle che sono state catturate nel loro habitat naturale e poi portate nei parchi. Il 100% degli esemplari che vivono in cattività è soggetto all’abbassamento  della pinna dorsale o a una modificazione che la rende più molle, e questo costituisce uno dei maggiori handicap per gli animali che vivono in tale condizione. Questo problema tocca meno dell’1% della popolazione presente in natura, e gli esemplari che ne sono colpiti sono malati o presentano una deformità. Si ritiene che tale problema possa essere dovuto alla mancanza di pressione, all’assenza di flusso o alla ridotta profondità dell’acqua, fattori che impedirebbero alla pinna di restare dritta.

L’articolo Killer Controversy di Naomi Rose, mette inoltre in evidenza che le orche vissute in cattività non sono animali sani da un punto di vista fisico. A molte di loro vengono somministrati medicinali per depressione, ulcere e altre malattie. Molte orche, a causa della vita noiosa che conducono, si scorticano grattando i denti sulla pelle degli altri esemplari e masticano le sbarre e i pezzi di cemento delle celle, rischiando di danneggiarsi denti. Per rimediare, ogni giorno è necessario trapanare e levigare loro i denti, e quindi pulirli con una procedura che SeaWorld chiama “igiene dentale aggiuntiva”. Le orche finiscono anche con l’ingerire materiali dannosi quali pezzi di vernice o altre sostanze appartenenti all’habitat artificiale in cui vivono.    

La vita noiosa e l’incompatibilità con gli altri animali può portare ad aggressioni (Rose, 2011). Nel loro ambiente naturale, le orche vivono in reciproca armonia perché nascono in una struttura matriarcale e sanno quale ruolo appartiene loro. In cattività invece, accade che ecotipi diversi vengano fatti vivere nella stessa vasca. Essi si esprimono con linguaggi diversi e hanno comportamenti diversi. Le orche di SeaWorld vengono costantemente spostate di parco in parco, a seconda di quale compagnia ne ha bisogno. Questo comporta tensione crescente e in ultima istanza incidenti e vessazioni. Tutto ciò è causa di enorme stress per gli animali. SeaWorld e altri parchi allevano insieme ecotipi diversi e attualmente detengono vari ibridi (tra residenti e transienti), esemplari che non esistono in natura.    

Un altro fenomeno innaturale che avviene in cattività è l’allevamento e l’inseminazione artificiale di animali troppo giovani e non ancora pronti per avere dei piccoli. I parchi acquatici anticipano le gravidanze degli esemplari femminili di giovane età intorno ai nove anni, quando, come già accennato, l’età giusta per raggiungere la maturità sessuale è da collocarsi intorno ai 15 anni (orcahome.de)*. Questo fa sì che molti piccoli non vengano riconosciuti dalle madri, il che crea rapporti instabili all’interno del branco e aumenta il numero di cuccioli che devono essere allevati dall’uomo. Tilikum, la più grande orca vivente in cattività, è l’esemplare maschile più utilizzato per la riproduzione artificiale e vive attualmente presso il SeaWorld di Orlando. Al momento, più della metà delle orche appartenenti a SeaWorld discende da lui. Ciò comporta problemi di accoppiamento tra consanguinei all’interno della popolazione che vive in cattività. Continuare a far riprodurre le orche tra loro senza catturarne di nuove e mantenere allo stesso tempo una popolazione sana sta diventando sempre più difficile per i parchi di SeaWorld. Attualmente, in tutto il mondo ci sono 48 orche che vivono in cattività. Negli Stati Uniti la cattura di esemplari è illegale, tuttavia, il mese scorso in Russia sono state catturate otto orche, in seguito vendute a dei parchi acquatici. È stata anche salvata un’orca femmina di nome Morgan, con l’intento di riabilitarla e reinserirla in natura. Al momento si trova presso il Loro Parque, un parco acquatico affiliato a SeaWorld, che non ha nessuna intenzione di rilasciarla. Una volta che un’orca entra in un parco, è molto difficile ottenere che venga reinserita in natura, perché i parchi hanno bisogno di questi animali per i loro programmi di riproduzione.

Il documentario Blackfish sta mettendo sotto gli occhi di tutti il problema dell’allevamento delle orche in cattività. Il film è andato in onda più volte sulla CNN ed è possibile guardarlo in streaming su Netflix, il che permette a milioni di spettatori e celebrità di prendere parte al dibattito pubblico. La gente si sta facendo domande come “è etico o morale tenere animali che pesano più di due tonnellate dentro a delle vasche solo per il nostro divertimento?” “I vantaggi del vedere un’orca da vicino, ed eventualmente ispirare le persone a studiare l’oceano, valgono i rischi corsi dagli addestratori e dagli animali stessi?” I sostenitori della cattività pensano di sì. SeaWorld afferma che gli animali sono una fonte di ispirazione, che aiutano la diffusione di informazioni inerenti alla vita nell’oceano e che se non ci fossero delle orche in gabbia la gente non sarebbe interessata a loro al punto di fare qualcosa per gli esemplari che vivono in natura. E aggiungono che i loro animali “ricevono ottime cure e SeaWorld è una delle istituzioni zoologiche più autorevoli, ogni anno SeaWorld salva, riabilita e reinserisce nel loro habitat naturale centinaia di animali, e devolve milioni di dollari in favore della conservazione della biodiversità e della ricerca scientifica.” 
           
Nessuno discute sul fatto che SeaWorld faccia grandi cose per gli altri animali che ospita all’interno dei suoi parchi e che spenda qualche milione di dollari ogni anno nel nome della conservazione di alcune specie. Gli oppositori della cattività delle orche affermano semplicemente che alcuni animali vivono meglio di altri in cattività e che le orche non sono fatte per questo tipo di vita. Nessuno sta dicendo di prendere e andare a “liberare le orche”; molte di loro non sopravvivrebbero e liberarle sarebbe contro il loro interesse. Tuttavia, SeaWorld potrebbe chiudere i programmi di riproduzione e liberare le orche in recinti lungo le coste, dove queste potrebbero fare una vita più stimolante e a contatto col ritmo naturale dell’oceano, pur ricevendo sempre le cure dell’uomo. SeaWorld ha abbastanza fondi per farlo e la gente pagherebbe comunque per andare a vedere degli animali riabilitati. L’unica richiesta degli oppositori della cattività è che cambi il modo di trattare le orche da parte di SeaWorld e degli altri parchi.  L’idea è quella di non vedere più le orche impegnate in spettacoli in stile circense, ma collocate in ambienti educativi e sani, dove la gente possa ammirarle mentre vanno e vengono liberamente.
         
Quindi, le orche che vivono in cattività sono sottopose a stress? Lo stress le porta forse a dare sfogo a impulsi repressi e attaccarci, quando invece in natura questi animali sono solitamente pacifici con gli esseri umani? Gli attivisti che sostengono i diritti di questi animali e gli oppositori della cattività ritengono di  sì. Questi animali hanno cervelli più grandi e forse più complessi dell’uomo, hanno una consapevolezza di sé e si meritano una vita migliore. La cattività delle orche non riguarda solo gli animali che vivono già in cattività ma anche le popolazioni da cui questi animali sono stati portati via, come ad esempio le orche della comunità Southern Resident Killer Whales, nella quale restano solo 80 esemplari, e  sono a rischio. La cattività delle orche sta diventando un problema complesso nella nostra società, ed è solo l’inizio. Ti invitiamo a guardare il documentario Blackfish, e a visitare il sito www.orcanetwork.org* per saperne di più. Se vuoi aiutare Tilikum, puoi anche mettere “mi piace” sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/RetireTilikumTheOrca! *     

Fonti (solo in inglese)*: 

www.whaleresearch.com  

www.orcahome.de 

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Rose, N. A. (2011). Killer Controversy: Why Orcas Should No Longer Be Kept in Captivity. Washington, D.C.: Humane Society International and The Humane Society of the United States.  

- See more at: http://www.isfoundation.com/it/news/la-cattivit%C3%A0-delle-orche-shamu-%C3%A8-sottoposta-stress#sthash.578IupEo.dpuf
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    Per l'uomo che non deve chiedere mai

    Allora un uomo ricco disse: parlaci del Dare.
    Date ben poco quando donate dalle vostre ricchezze. È donando voi stessi che date veramente. Cos’è la vostra ricchezza se non ciò che nascondete e custodite nel timore d’averne bisogno domani?

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  • IMG 0055400x300

    Incontri ravvicinati 'bioanalogici'

    Voglio amarti senza aggrapparmi a te, voglio apprezzarti senza giudicarti, voglio essere con te senza invaderti, invitarti senza comandare, averti senza sensi di colpa....

    leggi tutto...
  • Shamu023

    Shamu, l'orca amica

    Ogni anno i parchi acquatici come SeaWorld sono visitati da milioni di persone, che pagano per andare sulle montagne russe, vedere gli orsi polari, accarezzare i trigoni, e assistere agli spettacoli dei delfini. Sembra però che l’attenzione di tutti sia catturata da un unico animale: un’orca di nome Shamu.

    leggi tutto...

Dove siamo

 

Cosa dire di noi

Chi sono 'quelli' dell'associazione Onlus Amor Domus di Porcia è presto detto: “Siamo un gruppo di persone che credono si possa condividere il proprio percorso di vita per comprendere ancor di più cosa la Vita stessa ci ha riservato e cosa ci porta in dono". Sentiti libero di partecipare a qualsiasi iniziativa associative o a suggerirne delle nuove. In ogni caso sei e sarai sempre il benvenuto.


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via Roveredo, 33080 Porcia PN - Italia

+39 0422-85.02.03

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